Cibo completo per cani. Come offrire un cibo completo al tuo cane

Qual è la formula ideale per un’alimentazione che soddisfi il fabbisogno dei nostri amici a quattro zampe?

In realtà non esiste una risposta univoca che vada bene per tutti ma ci sono certamente alcune regole fisse da osservare, quali la presenza dei macronutrienti nelle giuste proporzioni e l’alternanza degli alimenti, questo al fine di evitare l’insorgere di possibili intolleranze.

In due parole, equilibrio e varietà. Senza dimenticare le esigenze legate al gusto.

Le quantità dei macronutrienti

La prima regola fondamentale da seguire è quella di bilanciare le quantità di proteine, grassi e carboidrati, in modo da non far mancare nulla nell’alimentazione quotidiana del cane.

Le proteine

Le proteine animali non devono mai mancare. Secondo gli esperti della FEDIAF (Federazione Europea dell’Industria degli Alimenti per Animali da Compagnia) i valori minimi da rispettare sono:

  • dal 18% al 21% per una dieta di mantenimento di un cane adulto
  • 25% per cuccioli fino a 14 settimane di età
  • 25% per le cagne in gestazione

Trattandosi di valori minimi, la maggior parte dei cibi per cani in commercio ne contengono percentuali superiori. La cucina casalinga dovrà tenere conto di queste proporzioni.

I grassi

Nella formulazione di una dieta, è importante che venga coperto il fabbisogno di acidi grassi essenziali ricorrendo a grassi di origine animale e vegetale, poiché essi veicolano le vitamine liposolubili e ne permettono l’assorbimento a livello intestinale (ad esempio la vitamina A), e perché rappresentano un’ottima fonte di energia. Tutto ciò deve essere fatto tenendo d’occhio il corretto rapporto tra omega 3 e omega 6.

Carboidrati e cereali

Spesso, nell’alimentazione del cane, i carboidrati derivati dai cereali vengono demonizzati ed in base alle richieste del mercato, sono state create delle linee grain-free, ovvero prive di cereali, che vengono sostituiti principalmente da legumi e, in taluni casi, da patate e patate dolci. In verità, non esiste nulla di scientifico che possa spingerci a ritenere i cereali non indicati nell’alimentazione dei cani. Possono indubbiamente esistere razze (e individui) meno predisposti alla digestione dei carboidrati in generale, e quindi non solo dei cereali, ma in linea di massima questi alimenti sono ben tollerati. Il cane, ricordiamolo, si è evoluto come “carnivoro adattato”. Tra i cereali utilizzabili nell’alimentazione del cane, ci sono grano (pasta), riso, mais, farro, orzo, amaranto, miglio oppure fiocchi d’avena e quinoa (quest’ultima, classificabile come pseudo cereale).

Cosa dice la scienza a proposito dei cereali?

Una ricerca del 2013, condotta dai genetisti dell’Università svedese di Uppsala e pubblicato sulla rivista scientifica Nature, ha dimostrato che l’amido può essere assimilato anche dai cani. Nel corso dello studio, è stato analizzato l’intero genoma di 12 lupi e 60 cani di razze diverse. Gli studiosi si sono soffermati sui geni Amy2B che producono amilasi, una proteina che aiuta a digerire l’amido che si trova nel cibo, e hanno scoperto che i cani ne possiedono da 4 a 30 mentre i lupi soltanto 2. Ne consegue che i cani hanno una capacità molto superiore dei lupi nell’assimilazione di questo carboidrato.

Un secondo studio, presentato sulla rivista Open Science dell’associazione scientifica Royal Society di Londra e condotto nel 2016 da ricercatori delle università francesi di Rennes e Grenoble, del CNRS di Lione, in collaborazione con l’Università di Uppsala, ha ricostruito l’evoluzione della capacità dei cani moderni di digerire gli amidi. È stato dimostrato che fu l’agricoltura a cambiare il lupo in cane. Quando l’uomo, da cacciatore e raccoglitore, si trasformò in agricoltore, in tempi di carestia di prede, i branchi di lupi dovettero accontentarsi dei resti della spazzatura da lui prodotta, che contenevano cereali e alimenti ricchi di amido. Questo, nel tempo, deve aver generato in certi individui la variazione del loro genoma, rendendolo in grado di digerire questi alimenti. Dallo studio è emerso, inoltre, che le uniche due razze che hanno mantenuto solo 2 copie del gene Amy2B, e che quindi sono rimasti più simili ai lupi, sono gli husky siberiani e i dingo, poiché hanno sempre vissuto vicino a popolazioni con una dieta basata prevalentemente su prodotti della pesca e della caccia.

Vegetali

Frutta e verdura sono fonti di fibra che aiuta a regolare la funzione intestinale e a nutrire il microbiota. Contengono, inoltre, una modesta quantità di vitamine e sali minerali, pertanto questi nutrienti si possono aggiungere al cibo nella ciotola oppure utilizzare come snack.

Integratori

Spesso gli alimenti non contengono tutti i nutrienti in quantità sufficienti al fabbisogno del cane, che necessita di vitamine (A, B2, B3, B6, C, D ed E), minerali quali calcio, fosforo, zinco, potassio e magnesio, insieme ad altri oligoelementi. Se l’alimentazione non è sufficiente, è necessario integrare le sostanze mancanti. Nella formulazione dei cibi già pronti, etichettati come completi, normalmente sono già inclusi degli integratori. Se si decide di preparare i pasti al cane a base di cibo fresco, è bene affidarsi ad un veterinario nutrizionista.

Il segreto di una alimentazione completa

Per garantire un’alimentazione completa al proprio cane, occorre quindi tenere insieme questi elementi, verificarli al momento della scelta di prodotti commerciali già pronti ed eventualmente equilibrarli nella preparazione della cucina casalinga. Ma se i dubbi sulla composizione e salubrità dei prodotti industriali sono molti, altrettanti possono essere quelli sulla preparazione di un pasto fatto in casa.

Poi, spesso si ha poco tempo per cucinare per sé e per il proprio cane e questo ci fa orientare sui prodotti già pronti.

Si può scegliere tra cibo secco e umido oppure optare per il disidratato, che si presenta come cibo secco, ma con l’aggiunta di acqua calda si trasforma in un cibo umido molto vicino al prodotto fresco.

La disidratazione dei cibi

La disidratazione è un processo che priva i cibi dell’acqua in essi contenuta, lasciandone solo una piccola quantità, e ciò consente all’alimento disidratato di mantenere inalterate le sue proprietà nutritive ed organolettiche al pari di un alimento fresco, soprattutto se gli ingredienti originari sono di buona qualità.

Non solo, la carenza di acqua riduce l’attività dei microrganismi, permettendo una migliore conservazione a lungo termine e la comodità di portarsi dietro un cibo disidratato che occupa poco spazio e pesa meno.

Il processo richiede l’essiccamento delle materie prime che poi, con la semplice aggiunta di acqua calda, si reidratano e recuperano peso, forma e sapore.

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